I miei libri
Persone che hanno vissuto il carcere, che collaborano
con la giustizia, che hanno ricostruito la propria esistenza, parlano della scuola come principale strumento per sconfiggere la criminalità mafiosa: «Se non aggiustate la scuola la camorra vincerà sempre; la camorra ha paura della scuola perché vive nel silenzio, la scuola insegna le parole» (un detenuto).
In queste pagine, che sono un commento al Padre nostro nato dalla condivisione con i carcerati della Casa di reclusione «San Michele» (Alessandria), emerge che la paternità/maternità di Dio non impicca la persona al suo passato, per quanto devastato e devastante. Lui ama la persona in questo momento e ne sogna la rieducazione e la liberazione. Praticamente come l’articolo 27 della Costituzione della Repubblica italiana. Al di là delle sbarre, in galera, la preghiera del Padre Nostro risuona più ricca, più dolorosa, forse più vera e incarnata nella nostra umanità, perché tutti siamo fratelli e briganti.